La mia croce per la mia città
Pubblicato il 19 febbraio 2013
Il mio approccio artistico alla croce ha origine nel 2008 con la realizzazione di “Passione” un quadro-scultura da tanti definito molto crudo.
Il Cristo che porta la croce, diretto al Golgota, è lacerato nella carne e trasfigurato nel dolore. Da allora un continuo cammino di ricerca, accompagnato prima dall’immagine della sofferenza umana (il corpo straziato, gli arti inchiodati, il sangue) per poi giungere finalmente all’essenza del Divino. Ci sono arrivato per gradi.
Il primo passaggio importante è stato la costruzione di un grande crocifisso di tre metri, insieme alle vetrate absidali, per una nuova chieda in costruzione in Congo, che gli abitanti di Bukavu Razisi hanno personalizzato, rendendolo coloratissimo e di tendenza afro. Il concetto fondamentale che volevo trasparisse dal mio lavoro era quello di consolazione, speranza, conforto. E’ nata così l’immagine del Cristo con una mano ancora inchiodata al legno e l’altra caritatevole e benevola, protesa verso l’umanità. La figura qui presente è ancora un’entità visibile, scavata nella croce ma nel contempo staccata da essa, nell’atto di abbandonarla.
Il passo successivo è stato realizzare la stessa croce con la sola sagoma umana del Cristo, ancora scavata nella croce, in dimensioni molto ridotte e, questa volta, con colori più consoni alle nostre latitudini per essere posta a protezione di una grande sala del nuovo Palazzo Lombardia di Milano. La croce per la mia città è il traguardo di questo lungo percorso, la sintesi del mio pensiero. Il Cristo non è rappresentato come vittima umana della cristianità ma come entità superiore e assoluta.
Il suo corpo lascia spazio alla luce che penetra la croce, perché egli non è più li, è risorto. Ecco allora la nascita dell’opera, con l’utilizzo di una lastra di acciaio da dodici millimetri di spessore per un peso che si avvicina alla tonnellata. Tre sono le croci, sovrapposte a simboleggiare la Trinità. Lo squarcio nel costato è l’ultimo conclusivo ricordo del passaggio terreno. Il disegno non lineare della struttura ed il taglio con un cannello molto scarso in ossigeno perché il metallo si sciolga e non crei un tratto netto, sono a dare la sensazione della massima sofferenza, del supplizio terreno che fu la passione.
Croce: le fasi della realizzazione
Ambro Moioli
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